Whatsapp, Facebook e Instagram, grazie del crash
I social di Menlo Park vanno down per 7 ore come una Dazn qualsiasi. «Zuck» realizza il diritto alla disconnessione e ci ricorda che c’è un mondo là fuori
di Francesco Prisco
I punti chiave
3' di lettura
Che stesse succedendo qualcosa di grosso, lo abbiamo capito quando ci è arrivato un sms: fatta eccezione per notifiche di servizi bancari e green pass vari, non succedeva dal 2012. Intorno alle 17.40 di lunedì 4 ottobre è davvero accaduto l’imponderabile: Whatsapp, Facebook e Instagram, praticamente tutto il perimetro dell’impero di Mark Zuckerberg, hanno crashato, sono andati down. Come il sito dell’Inps nel clickday dei sostegni, come Io App nel giorno del cashback, come una Dazn qualsiasi. Sette ore di totale blackout - il più lungo della storia di Menlo Park - hanno spazzato via almeno un decennio di retorica tech che ha fatto dell’uomo un «animale social», prima di tutto il resto. Ma lasciatecelo dire: noi Zuckerberg lo dovremmo solo ringraziare per quello che è successo. Perché è come se ci avesse detto che c’è un mondo là fuori. Perché non sono state poi così male queste sette ore. E in più ci hanno insegnato due o tre cose.
Le elezioni senza i post di Pincopallo
Il caso ha voluto che fosse il giorno dello spoglio delle elezioni amministrative e, al netto dei disagi per chi era direttamente coinvolto nei lavori e si è visto privato di un sempre utile strumento di interazione come Whatsapp (dai carabinieri al seggio ai giornalisti, fino all’ultima rappresentante di lista), abbiamo un po’ respirato. Al minimo storico, infatti, le analisi dei Pincopallo sulla vittoria di Sala e dei Tizioecaio sull’exploit di Manfredi, niente meme sulla Raggi sconfitta dai cinghiali, niente bot di propaganda, ma il sacrosanto punto di vista dei Pasquino e dei Revelli che tornava centrale, com’era quando la chiesa televisiva era al centro del villaggio mediatico. Qualcuno potrebbe interpretare queste ultime parole come vilipendio alla democrazia partecipativa, ma da autentici boomer obietteremmo umilmente che le analisi dei Pasquino e dei Revelli di solito sono più interessanti di quanto scritto sui social dai Pincopallo e i Tizioecaio. E che la copertura giornalistica dello spoglio, prima di Facebook, era persino meglio.
E «Zuck» ci regalò il diritto alla disconnessione
Se invece non lavoravate, magari avete tratto dal crash di Whatsapp, Facebook, Instagram e Messenger una lezione che ha direttamente a che fare con i diritti dei lavoratori. O meglio, con il più contemporaneo, complesso e controverso tra i diritti dei lavoratori: il diritto alla disconnessione. Quando il ragionier Fantozzi timbrava il cartellino in uscita, non c’era il rischio che i faldoni dell’ufficio sinistri lo inseguissero a casa, cosa che puntualmente succede ai suoi nipotini che lavorano nel privato. L’esperienza emergenziale dello smart working ci ha dimostrato, sì, che quello che facevamo in ufficio possiamo tranquillamente farlo anche a casa o al supermercato. Ma, siccome trascorriamo la vita a casa o al supermercato, ci ha paradossalmente allungato l’orario lavorativo. Come fai, infatti, a staccarti da quello che fai, quando lo fai connesso? L’unica possibilità che ciò avvenga è un crash degli strumenti che utilizzi per lavorare. E le app di messaggistica come Whatsapp sono tra questi.
Il gigante tech dai piedi d’argilla
Altra lezione importante: sempre più imprese lavorano per essere all’altezza dei servizi It (dai giornali alla banche, passando per la pubblica amministrazione: è tutto un fiorire di social media manager, un proliferare di bottoni di «embed» e «condividi»). Per essere contemporanei dobbiamo socializzare le nostre esperienze, cavalcare la tigre della Silicon Vallley, arrampicarci come i nani di Bernardo di Chartres sulle spalle dei giganti tech, salvo scoprire che sono giganti dai piedi d’argilla, molto più fragili di quanto credevamo. Si stima che il titolo Facebook, con quanto è accaduto, abbia perso 6 miliardi di dollari in Borsa mentre il gruppo vedeva sfumare 160 milioni per ogni ora di down. Quanto hanno perso le aziende e i professionisti che fanno business attraverso Facebook? E cosa succederebbe in caso di blackout di Google e Apple che hanno in mano tutti i nostri device e di Amazon che ha in mano le nostre carte di credito? La Bibbia, i poemi omerici e la Divina Commedia sono arrivati fino a noi prima perché tramandati a memoria, poi perché scritti su papiro, pergamena, carta. Supporti fragili, certo, ma non abbiamo capito ancora se più o meno fragili del silicio.
loading...