ALL’AMBASCIATA DELL’ECUADOR

Wikileaks, arrestato a Londra Julian Assange

Assange, barba e capelli bianchi, prelevato dall'ambasciata dell'Ecuador

2' di lettura

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange è stato arrestato all’ambasciata dell’Ecuador di Londra, dove si era rifugiato dal 2012 mentre era sotto indagine per l’accusa di violenze sessuali in Svezia. Assange aveva giustificato la sua scelta sostenendo che l’estradizione in Svezia lo avrebbe condotto all’arresto negli Stati Uniti, per essere poi processato sulla pubblicazione di migliaia di documenti diplomatici. L’operazione era stata anticipata via Twitter dalla stessa WikiLeaks, con un post dove si spiegava che una fonte di «alto livello» aveva dichiarato che Assange sarebbe stato espulso a breve dalla sede diplomatica.

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L’organizzazione denuncia anche che l’arresto è avvenuto dentro la sede diplomatica, grazie alla collaborazione dello stesso ambasciatore ecuadoregno. Il presidente del paese Lenin Moreno ha dichiarato che Quito aveva ritirato il suo asilo diplomatico, dichiarando che la situazione era diventata «insostenibile», a causa del «comportamento scortese e aggressivo» di Assange. Un comunicato della polizia di Londra spiega che Assange è stato preso in «custodia alla stazione di polizia di Lodra, dove rimarrà prima di presentarsi di fronte ai giudici di Westminster il prima possibile». Nella notte un gruppo di attivisti si è presentato di fronte alla sede diplomatica, protestando contro «l’espulsione» che sarebbe stata eseguita di lì a breve.

Il rapporto difficile con l’ambasciata e le indagini “segrete” degli Usa
Come sottolinea il quotidiano britannico Guardian, le autorità statunitensi non hanno mai confermato ufficialmente di aver predisposto delle sanzioni per Assange, anche se un documento trapelato nel novembre 2018 svela che gli inquirenti avrebbero formulato «in segreto» dei capi di imputazione. Il nodo si è definitivamente sciolto l’11 aprile, quando gli inquirenti statunitensi hanno accusato Assange di «cospirazione» per aver violato le informazioni contenuti in un computer dell’intelligence Usa.
Il rapporto fra Assange e l’ambasciata dell’Ecuador, suo rifugio negli ultimi sette anni, si era andato complicando col tempo. Solo a marzo, riporta il Guardian, gli era stata tagliata la sua connessione a internet e impedito di ricevere visitatori. L’ambasciata si era lamentata del comportamento di Assange, accusandolo di aver «ripetutamente violato» le condizioni di asilo imposte dalla sede diplomatica. Assange avrebbe fatto circolare sui social media foto scattate all’interno dell’ambasciata, inclusi gli spazi abitativi destinati all’ambasciatore e alla sua famiglia. «Julian Assange non è un eroe e non è al di sopra della legge - ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt - E ha nascosto la verità per anni».

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