M&A

Wind Tre, le torri in una newco poi la caccia a un socio di minoranza

di Andrea Biondi e Carlo Festa

3' di lettura

È arrivato ai blocchi di partenza il processo di valorizzazione delle torri di Wind Tre in Italia. A quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe avvenire a marzo l’avvio di questo processo al quale l’azionista Ck Hutchison Holdings sta lavorando già da qualche tempo. Varie le ipotesi, ma alla fine a prevalere secondo indiscrezioni di mercato, è stata l’idea di prevedere la cessione di una minoranza delle società delle torri, operazione che quindi potrebbe interessare a fondi infrastrutturali e fondi sovrani. Viene quindi abbandonata l'ipotesi di cedere l’intero portafoglio delle torri in Italia, infrastrutture generate dalla fusione tra Wind e 3 Italia. Per l’operazione sarà necessaria una societarizzazione del portafoglio di torri che conterrà circa 7mila torri con successiva cessione di quote. E in questo caso la decisione sarebbe caduta sulla vendita di quote di minoranza azionarie della newco.

Nei fatti l’operazione dovrebbe ricalcare, dunque, quanto effettuato su Cellnex, il cui 29,9% del capitale è detenuto da ConnectT, società che fa capo alla Edizione della Famiglia Benetton. Proprio su questo veicolo di nuova creazione è stato avviato da Atlantia nella parte finale del 2018 un riassetto con l’ingresso in minoranza di fondi sovrani come Adia e Gic con quote del 20% ciascuno. In passato, nel 2015, era stato ceduto in modo diretto un importante portafoglio di torri Wind per 693 milioni di euro ad Abertis Towers, il gruppo che con il nuovo nome di Cellnex è poi passato alla Edizione della famiglia Benetton. A quel tempo era stata la russa Vimpelcom a decidere di cedere il portafoglio di torri in questione, denominato come progetto Galata.

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Dopo il merger tra la Wind di Vimpelcom (poi Veon) e 3 Italia (di Ck Hutchison) sono iniziate da subito anche le ipotesi di cessione di una parte delle circa torri di proprietà frutto dell’unione. L’intenzione di partire con una dismissione c’era da tempo. A frenare l’operazione è stata però la stessa joint venture fra i cinesi di Ck Hutchison e di Vimpelcom: una coabitazione che non ha portato a una soluzione condivisa sulla vendita.

La discesa in campo di Ck Hutchison come unico azionista, dopo l’acquisizione del 50% nelle mani di Veon, ha però modificato gli equilibri e il socio cinese ha scelto così di avviare un processo che rientra in una strategia che va consolidandosi a livello di settore. Nel Regno Unito Telefónica (O2) e Vodafone hanno annunciato che esploreranno modi per ottimizzare e monetizzare le torri di telecomunicazioni che entrambe le società possiedono in joint venture paritetica nella società Ctil. Il nuovo ceo di Vodafone, Nick Read, in una dichiarazione di novembre ha parlato della possibilità di prendere in considerazione la vendita delle sue oltre 50mila torri di trasmissione in giro per l'Europa, per le quali è stata ipotizzata una valutazione di 12 miliardi di euro.

La scelta fra vendita unica o spezzatino Paese per Paese è il vero nodo della questione, sciolto il quale potranno discendere tutti i ragionamenti che arrivano ovviamente a interessare la realtà italiana. Gli analisti di Mediobanca ritengono che il 2019 possa essere cruciale in questo senso grazie al simultaneo verificarsi dell’arrivo della rivoluzione legata al 5G e al crescente bisogno strategico per gli operatori che possiedono la rete (Mno) di cedere l’infrastruttura passiva per liberare fonti finanziarie. CK Hutchison Holdings, dal canto suo, sta studiando la valorizzazione anche di altri portafogli di torri in Europa.

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