“Woman of…”, la ricerca dell'identità in un intenso film polacco
In lizza per il Leone d'oro il nuovo lungometraggio di Malgorzata Szumowska e Michal Englert. In concorso anche il nuovo lavoro di Stéphane Brizé, “Hors-saison”
di Andrea Chimento
3' di lettura
Un altro film polacco tra i grandi favoriti al Leone d'oro: dopo “The Green Border” di Agnieszka Holland, anche “Woman of…” entra nella rosa dei papabili candidati al premio più importante.
Diretto da Malgorzata Szumowska e Michal Englert, il film ripercorre quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoly, raccontando il suo viaggio alla ricerca della libertà come donna trans. La protagonista deve affrontare innumerevoli difficoltà per ottenere la sua affermazione come persona, trovandosi di fronte a dolorose e importanti scelte che riguardano anche la sua famiglia.
Aperto da un incipit che richiama l'infanzia del personaggio, “Woman of…” si concentra poi sull'inizio dell'età adulta, descrivendo gli anni Ottanta e il suo matrimonio, per arrivare al Nuovo millennio e alla scelta di voler intervenire sul proprio corpo per potersi sentire finalmente se stessa.Si chiude nel 2023, con un forte messaggio politico nei confronti della complessa situazione polacca riguardo al tema proposto, questo film con cui Malgorzata Szumowska prosegue la sua riflessione spietata sul suo paese natale.L'autrice aveva già dimostrato buon talento con “In the Name of…” del 2013, “Un'altra vita – Mug” del 2018 e “Non cadrà più la neve del 2020 (quest'ultimo il primo co-diretto con Michal Englert), ma potremmo definire “Woman of…” la pellicola della sua definitiva maturità.
Storia individuale e storia collettiva
Come raccontato dai due autori, il film è il frutto di tanti anni di lavoro e numerosi incontri con persone transgender di tutte le età, che vivono in Polonia da molti anni e che hanno scelto di condividere le loro storie.Forse anche per questa ragione “Woman of…” risulta inoltre una pellicola sulla storia polacca degli ultimi 45 anni, rendendo Aniela una metafora particolarmente potente in tal senso: storia individuale e storia collettiva si vanno così a mescolare in questo film in cui i registi puntano il dito contro l'attuale riluttanza della loro società ad accettare situazioni che in altre parti del mondo sono diventate da tempo norme sociali.Seppur nei 132 minuti di durata ci siano alcuni cali e qualche passaggio un po' costruito a tavolino, nel complesso il film riesce a portare avanti in maniera incisiva il suo messaggio, regalando anche diverse sequenze davvero toccanti.Una menzione speciale va all'ottima fotografia, capace di giocare efficacemente con le luci e le ombre, e alla grande prova dell'attrice Małgorzata Hajewska-Krzysztofik. Per numerose ragioni “Woman of…” è così un film che merita un posto nel palmarès finale.
Hors-saison
Tra gli ultimi film presentati in concorso c'è anche un altro lungometraggio attesissimo: “Hors-saison” di Stéphane Brizé.Regista della bellissima “trilogia del lavoro” – composta da “La legge del mercato”, “In guerra” e “Un altro mondo” – il grande regista francese si dedica questa volta a una storia melodrammatica e incentrata su un amore tormentato.Protagonisti sono Mathieu, un famoso attore che vive a Parigi, e Alice, un'insegnante di piano di una piccola località di mare. Quindici anni prima i due erano innamorati, ma il tempo li ha divisi, hanno preso strade diverse e le ferite della loro relazione si sono lentamente rimarginate. Un giorno, però, si ritrovano per caso.Con la sua consueta forza drammaturgica, Brizé riflette su quelle scelte esistenziali capaci di generare rimpianti e domande che portiamo sempre con noi: cosa sarebbe successo se fossimo andati a quell'appuntamento o se avessimo imboccato una strada invece di un'altra?Parte da questi interrogativi “Hors-saison”, descrivendo in maniera profonda e toccante i sentimenti umani, all'interno di una pellicola girata meravigliosamente e perfettamente calibrata nella gestione della pista sonora e della pista visiva.Insieme a Bonello, Fincher e Hamaguchi (quest'ultimo ha intanto vinto lo Special Award del Premio Film Impresa consegnato dal presidente del PFI Giampaolo Letta e dal direttore artistico Mario Sesti), Brizé ha dato vita alla messinscena più elegante dell'intera Mostra e meriterebbe di entrare tra i premiati. Dopo “In guerra” e “Un altro mondo”, “Hors-saison” è un altro grande film di uno dei più grandi autori contemporanei.
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