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XDataNet, il covid accelera il business e ora si punta su Germania e Francia

di Ilaria Vesentini

3' di lettura

Quando si parla del sisma emiliano, il primo terremoto in Italia a colpire uno dei più ricchi distretti industriali, si pensa sempre al biomedicale o alla ceramica. Ma tra le 14mila aziende compromesse dalle scosse che dieci anni fa, tra il 20 e il 29 maggio, hanno causato 28 vittime, 300 feriti, 45mila sfollati e 14 miliardi di euro di danni, prese ad esempio in tutto il mondo per la capacità di reagire ripartendo in tensostrutture sotto il sole d'agosto pur di non perdere i clienti, ci sono anche realtà come X DataNet. Una softwarehouse, fondata 27 anni fa da due amici informatici mirandolesi Doc, che hanno saputo trasformare la crisi in una opportunità di riscatto.

Erano in 30 al lavoro in X DataNet, dieci anni fa, a un chilometro dall'epicentro della seconda scossa di magnitudo 5.8, alle 9 di mattina del 29 maggio 2012. «Il terremoto ha costretto anche noi a evacuare l’azienda e a lavorare 14 mesi in container. Eppure una settimana dopo, anche se avevamo le case distrutte e l’azienda inagibile, eravamo tutti tornati operativi, chi nel giardino di casa, chi su banconi recuperati dalle fiere», ricorda l’ad Alessandro Trionfini, che con il compaesano e compagno di studi di Informatica a Milano, Enrico Clerici, oggi presidente, ha avviato nel 1995 in un garage una start-up IT ante litteram. Di fronte alle macerie e a 300mila euro di danni, «capimmo che per crescere dovevamo investire su un software nostro da vendere a più aziende, perché con le soluzioni personalizzate sviluppate fino ad allora per singoli clienti non potevamo sfruttare economie di scala». Così X DataNet ha fatto: nel giro di dieci anni ha raddoppiato i dipendenti, oggi 60 di cui 45 tecnici programmatori, e il fatturato che nel 2012 non raggiungeva i 2 milioni di euro, oggi supera i 5 milioni.

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Il software della svolta, frutto di due anni di ricerca e lanciato sul mercato nel 2015, è tuttora un unicum nel panorama informatico nazionale, utilizzato da più di 150 aziende, tra cui dieci tra le prime venti banche italiane e 25 quotate, nomi come Bper, Hera, Prysmian, Chiesi: “Cda on board”, così si chiama la piattaforma, permette di digitalizzare i processi dei meeting aziendali, a partire dal Consiglio di amministrazione, consentendo la gestione di riunioni e board in videoconferenza o da remoto con un'app sicura e facile da usare, eliminando la carta, migliorando l’efficienza e aumentando la protezione di informazioni sensibili. «Il Covid per noi è stato un acceleratore straordinario, perché senza cambiare di una virgola i processi organizzativi le aziende hanno potuto tenere i Cda da remoto, con una gestione documentale tutta virtuale e in totale sicurezza. Abbiamo lavorato anni con uffici legali e affari societari per metterlo a punto e la cosa che ci dà più soddisfazione è che quando presentiamo questa soluzione a nuove aziende - racconta l’ad - grandi o piccole che siano, ci dicono che corrisponde esattamente al loro modo di gestire i flussi di informazioni».

Negli ultimi due anni di pandemia, sono cresciuti a doppia cifra dipendenti, fatturato e clienti, e se oggi c'è un freno allo sviluppo è la difficoltà a trovare risorse: «Trovassimo 5 programmatori, li assumeremmo subito. È più facile trovare giovani di talento nelle grandi città, che qui a Mirandola, ma è anche vero che è più facile perderli. Per cui stiamo virando sul full remote working – precisa Trionfini - abbiamo appena assunto un giovane a Lecce, uno a Vicenza, uno a Firenze. Lavorano da casa ma inseriti come dipendenti in una realtà solida, italiana al 100% (dal 2008 nel capitale sociale c'è anche il gruppo energetico modenese CPL Concordia, ndr) capace di battere colossi mondiali dell’It con soluzioni su misura delle nostre aziende».

E mentre il cratere del sisma emiliano si prepara a festeggiare il decennale con il 95% degli edifici ritornato agibile e 44 comuni su 59 che hanno completato la ricostruzione, X DataNet si prepara allo sbarco all’estero: «Il Covid ha rallentato il piano di internazionalizzazione che avevamo delineato - conclude l'ad - ma siamo pronti per presentarci in Francia, Germania, Spagna: mercati con procedure e sistemi finanziari facilmente replicabili, anche perché dopo aver semplificato l’iperburocrazia del sistema-Italia, tutti gli altri Paesi sono una passeggiata».

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