Zaporizhzhia, ecco perché non è un’altra Chernobyl
La centrale nucleare conquistata dai russi dopo un bombardamento è la quinta al mondo ma utilizza reattori moderati ad acqua, più sicuri di quelli a grafite
di Mario Cianflone
2' di lettura
Grande apprensione nella comunità internazionale ha causato l’attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia che, con i suoi sei reattori, è la più grande d’Europa nonché la quinta al mondo. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky «si è sfiorata la fine d’Europa». In ogni caso l’Aiea sottolinea che nell’attacco alla struttura, adesso controllata dall’Armata Rossa, «siamo fortunati perché non c’è stato nessun rilascio di radiazioni nell’ambiente circostante e l’integrità di reattori è stata mantenuta». Lo spettro della tragedia di Chernobyl ha agitato l’opinione pubblica occidentale.
Tuttavia, vanno fatte alcune considerazioni importanti. I reattori di Zaporizhzhia sono tecnologicamente del tutto diversi, e più sicuri, di quelli di Chernobyl. La famigerata centrale di Pripyat che nel 1986 fu teatro del più grave disastro nucleare della storia, uno degli eventi che innescarono la caduta dell’Unione Sovietica, era infatti realizzata con reattori moderati a grafite di tipo RBMK («Reaktor Bol’šoj Moščnosti Kanal’nyj»), cioè reattore di grande potenza a canali composto da una struttura cilindrica in grafite al cui interno sono alloggiati canali nei quali sono poste le barre di combustibile composto da uranio arricchito. Il raffreddamento della barre di combustibile nei reattori RMBK avviene tramite un flusso di acqua bollente. La potenza termica viene modulata inserendo o estraendo le barre.
I reattori RMBK sono meno sicuri perché si può arrivare a una fusione del nocciolo (con l’impossibilità di fermare la reazione pur attivando procedure come il famigerato pulsante AZ 5 di Chernobyl) perché, in caso di evaporazione dell’acqua di raffreddamento, si continua a generare calore e la temperatura sale rapidamente. Si verifica infatti un effetto di retroazione del refrigerante che i tecnici chiamano «coefficiente di vuoto». La centrale di Zaporizhzhia che da sola produce oltre un quarto dell’energia elettrica dell’Ucraina, invece, impiega reattori refrigerati e moderati ad acqua di tipo VVER (Reattore Energetico Acqua-Acqua, cioè Vodo-Vodjanoj Ėnergetičeskij Reaktor) che venivano sviluppati in Unione Sovietica e avevano lo scopo di essere economici e intrinsecamente sicuri, così da evitare la costosa costruzione di robuste super strutture come edifici di confinamento. L’acqua, pressurizzata, nel reattore serve sia come refrigerante che come moderatore e in caso di problemi la reazione è arrestabile in modo veloce sicuro.
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