l’intervista

Zappia (Sky): «Investimenti e innovazione per l’informazione»

di Laura Serafini

4' di lettura

Sky Italia punta su nuovi contenuti e tecnologie all’avanguardia per continuare a crescere. «Non puoi stare fermo in un mercato che non cresce», dice l’ad della media company Andrea Zappia. E per questo la società sta concentrando gli investimenti, pari a circa 1,4 miliardi l’anno, sul restyling dei contenuti e sulle tecnologie per sfruttare nuovi canali. Dopo lo sviluppo della tv free sul digitale terrestre, dove Sky sta crescendo bene da un paio di anni con Tv8, le nuove frontiere sono le tv in streaming, internet e gli accordi con le società di tlc per diffondere i contenuti. «Il nuovo SkyTg24 lanciato in queste ore sarà impostato su un nuovo sistema multipiattaforma: l’informazione sarà più approfondita e integrata sui diversi canali, tv, internet, telefono cellulare - spiega il manager-. Sarà il biglietto da visita della nuova formula che proponiamo ai nostri clienti». L’asta dei diritti sulla seria A di fine anno? «Ci saremo», chiosa.

Sky Italia sta investendo nel paese una media di 1,4 miliardi all’anno dal 2003, quando ha portato per la prima volta il modello in Italia dell’informazione 24 ore su 24, con le rolling news. E in questi giorni, con lancio di una versione 4.0 di Sky Tg 24 (diretto da Sarah Varetto), che vuole integrare l’informazione tv, web e smartphone, cercando al contempo di scavare a fondo nelle dinamiche che stanno cambiando velocemente la vita quotidiana (immigrazione, ambiente, innovazione tecnologica), la società nata dalla fusione di Stream e Telepiù inaugura una nuova roadmap dell’innovazione. Che proseguirà nei prossimi mesi con la commercializzazione dei nuovi box di accesso, SkyQ, i set top box che consentiranno il collegamento wireless di più device e i comandi vocali.

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Negli ultimi anni la necessità di investire per innovare le infrastrutture di broadcasting e per sfruttare i nuovi canali di accesso complementari al satellite - digitale terrestre con la tv free, internet - è stata sempre più sfidante. Soprattutto per una società che ha messo la soddisfazione di un cliente sempre più esigente - anche nella richiesta delle migliori tecnologie disponibili - al centro della sua strategia.

E questo è stato un compito arduo, in particolare, quando Sky, che da anni non è più solo una semplice pay-tv ma una media company multipiattaforma (2,9 miliardi i ricavi tra giugno 2016 e giugno 2017, 4,78 milioni i clienti), ha subito l’impatto di «un’anomalia tutta italiana», come la definisce Andrea Zappia, ad di Sky Italia dal 2011. Ovvero l’ampia concessione dello spettro digitale da parte dello Stato ai privati per le tv free. Fenomeno che ha inflazionato il mercato dell’offerta di contenuti, ma che anche spinto verso il basso il prezzo delle inserzioni pubblicitarie televisive e, a cascata, anche di quelle sui media cartacei.

«Negli ultimi due anni la redditività è tornata a crescere - spiega Zappia -. Abbiamo agito su due leve: l’efficienza sui costi di gestione e la ricerca di nuove aree dove diversificare la crescita, soprattutto pubblicitaria. Da qui la scelta di entrare nel digitale terrestre free, con i canali Cielo e Tv8. Nella logica di espandere i canali attraverso i quali diffondiamo i contenuti stiamo esplorando il mondo degli Ott (ovvero la tv in streaming, ndr) con Now Tv. Ma puntiamo anche a sviluppare partnership con tutte le società di tlc: Vodafone, Tim, Fastweb, Wind». Il motto di Zappia è semplice: «Non puoi stare fermo in un mercato che non cresce, devi cercare nuovi confini dove espandere il fatturato. Noi competiamo sul mercato del tempo», chiosa. Un mantra che nell’era della digitalizzazione sta diventando comune a tanti capiazienda, se non altro perchè l’innovazione nei modelli di business che essa si trascina dietro sta abbattendo i tradizionali steccati tra i diversi comparti produttivi. Il mercato italiano della tv, del resto, è fermo anche per le scelte politiche che nel tempo hanno alimentato un duopolio di fatto, quello della Rai e Mediaset, ormai logorato da quegli stessi limiti che lo hanno nutrito per anni.

«La nostra strategia resta sempre focalizzata sul cliente, del quale monitoriamo costantemente le esigenze e cerchiamo di assecondarle - aggiunge -. E sull’investimento nelle nuove tecnologie: la struttura di broadcasting dei nostri studi di San Donato a Milano è una delle più avanzate in Europa. Da questa sede viene distribuito il segnale su multipiattaforma (satellite, cavo, Sky Go su mobile phone) per le trasmissioni in Germania (dove il gruppo Sky è presente con Sky Deutschaland, ndr). È un centro di eccellenza europeo». È proprio questa la motivazione che ha spinto la società a ridimensionare le sede di Roma (con il complicato trasferimento di 300 persone e 60 vertenze di licenziamento aperte, anche se il personale del gruppo non è diminuito e ha raggiunto 4.700 unità, con una crescita del 19% in 5 anni) dove era concentrata la produzione delle news h24.

«Abbiamo trasferito nella sede milanese la produzione delle news perchè qui avevamo l’infrastruttura di base sulla quale fare gli investimenti in tecnologia per impostare il nuovo Tg su un sistema multipiattaforma - racconta Zappia -. È stata una scelta puramente industriale. Perchè è così importante il SkyTg24? È il nostro biglietto da visita, il canale sul quale accogliamo il cliente e sul quale si forma la nostra reputazione. Per il nostro business è cruciale, perchè caratterizza la nostra capacità di distinguerci e dà stabilità al nostro business». Sono gli abbonamenti a costituire lo zoccolo duro del fatturato di Sky Italia, cui contribuiscono per 2,5 miliardi, mentre il resto è garantito dalla raccolta pubblicitaria. Il business storico fa perno sull’acquisto dei diritti, soprattutto quelli sportivi e del calcio in particolare, che però costano sempre di più a fronte di margini sempre più sottili.

«Ci saremo per l’asta dei diritti tv della Serie A nel triennio 2018/2021» attesa per fine anno, assicura Zappia. «E come potremmo non esserci? Siamo tra i maggiori finanziatori della Serie A». Per inizio 2018 è atteso anche l’esito dell’Opa che 21st Century Fox, controllata da Rupert Murdoch, ha lanciato sul gruppo Sky Plc di cui lo stesso Murdoch possiede il 39 per cento. «Fox è stato nostro azionista fino a 3 anni fa. Siamo un paese che conosce bene - commenta Zappia -. Se l’operazione andrà in porto, penso che potrà aiutarci nel percorso di sviluppo intrapreso in questi anni».

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