Strategia

Zls allargata, il Piemonte spinge sul progetto del porto a secco

Dal Governo è atteso l’ok alla mappa dei 18 comuni e dei due interporti da riconoscere come Zone logistiche semplificate. Confindustria: ora serve un progetto integrato tra le due regioni

di Filomena Greco

4' di lettura

Un’occasione di sviluppo per il Basso Piemonte. Ma contemporaneamente un’occasione di crescita per il porto di Genova. Si giocherà su questo crinale la partita per dare concretezza al progetto del retroporto «naturale» per gli scali marittimi liguri in terra piemontese. Se ne parla da almeno vent’anni ma il progetto è tutto da implementare. La nuova spinta arriva dall’allargamento delle Zls (Zone a logististica semplificata), dalle prime sei località inserite nel Decreto Genova del 2018, prevalentemente nell’Alessandrino, alla nuova mappa allargata proposta al Governo dalla Regione Piemonte, che coinvolge 12 comuni, tra Alessandria, Asti e Cuneo, e due retroporti, il Sito di Orbassano e il Cim di Novara. «All’interno delle aree riconosciute Zls – spiega Cesare Italo Rossini, presidente di Slala, la fondazione che storicamente sostiene il progetto del retroporto ad Alessandria – il ministero potrà individuare due o tre zone che diventeranno in futuro le piattaforme retroportuali del sistema di scali liguri, in capo alle Autorità portuali».

La logistica sarà sempre più al centro dello sviluppo economico della Regione, ne è convinto il presidente del Piemonte Alberto Cirio, tanto che il settore sarà uno di destinatari delle risorse e dei progetti finanziati dalla nuova programmazione europea (Fondi Fesr) che la giunta presenterà la prossima settimana. «Rispetto alla perifericità del passato la regione ha conquistato una nuova centralità in Europa – spiega – grazie a un sistema di infrastrutture che ci attraversa come Terzo Valico e Tav, che in Piemonte si incrociano». A questo si aggiunge la posizione naturale alle spalle del sistema dei porti liguri, ancora tutta da sfruttare. La Regione è rientrata nella struttura di Slala proprio per spingere lo sviluppo logistico del Sud del Piemonte, Alessandrino e Astigiano, verso Genova, e Monregalese, verso lo scalo di Savona.

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Opportunità e limiti

Il riconoscimento delle ZLS avrà in prospettiva ricadute prevalentemente di tipo burocratico, con un accorciamento dei tempi autorizzativi per le imprese che decideranno di insediarsi in quelle aree. Uno strumento che però rischia di incidere poco, se non si innesta su una progettualità ampia, che metta insieme le due regioni e favorisca la creazione di collegamenti con il porto di Genova. Qual è il punto di partenza? L'interporto di Rivalta Scrivia vanta scambi importanti con lo scalo ligure, è indubbio, ma la logica del retroporto in realtà è tutta da implementare, vincendo anche alcune resistenze sul fronte ligure. «La creazione di un retroporto – spiega Nicola Bassi coordinatore della Commissione Logistica di Slala – permetterebbe di riorganizzare completamente il flusso dei mezzi in entrata e in uscita dal porto, ampliandone le capacità e arrivando agli oltre 4 milioni di container previsti dai piani di sviluppo». L’allargamento del porto, dunque, deve intercettare la disponibilità di Genova a rivedere il proprio modello di business e circoscrivere, ad esempio, il peso sui bilanci dei servizi connessi alla sosta in porto. Luci ed ombre, dunque, di un progetto ambizioso. «Le ZLS – spiega Bassi – sono un’occasione di sviluppo e uno strumento di attrattività economica, e se fossero anche accompagnate da un riconoscimento doganale e da vantaggi economici diventerebbero un grande propellente per il territorio». Occasioni che per il momento languono, visto che dei 30 milioni destinati dal Decreto Genova del 2018 per sviluppare il retroporto ancora nessuno è stato direttamente impiegato sul territorio. Tanto che non sono pochi gli operatori e gli esperti in Piemonte a sostenere che per costruire il retroporto servirebbe un commissario, nella logica di quanto fatto dal sindaco di Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, o almeno una forte intesa tra le Regioni Liguria e Piemonte. Sono tre gli interporti piemontesi collocati alle spalle dei porti liguri, Rivalta Scrivia il principale, collegato a Genova Voltri, accanto a Pozzolo e Arquata Scrivia, 55mila le operazioni registrate, in aumento durante la pandemia. «Nell’Alessandrino – spiega Matteo Ferraris di Confindustria Alessandria – lavorano nella logistica almeno 16mila persone, pari all’8% del totale in Piemonte. Si tratta di un peso economico già oggi importante destinato a crescere ulteriormente vista anche la crescente richiesta sul mercato di servizi e investimenti nel settore». La sfida in futuro sarà duplice, chiarisce Ferraris: da un lato intercettare sempre maggiori flussi di merci in entrata e in uscita dal sistema porti, sia su ferro che su gomma, dall’altro sviluppare servizi a valore aggiunto e arricchire la catena del valore della logistica.

La strategia

Il dossier Logistica è al centro del Position Pater sottoscritto da Regione e Confindustria Piemonte. «Credo si debba procedere sul modello attuato a Genova, per la ricostruzione del Morandi, con percorsi facilitati per rendere maggiormente attrattive le aree» sottolinea il direttore di Confindustria Piemonte Paolo Balistrieri. «Si tratta – aggiunge – di una straordinaria possibilità anche perché, se la proposta del Piemonte sarà accettata dal Governo, l’area retroportuale si potrebbe estendere anche all’interporto Sito di Orbassano, alle porte di Torino, e alla piattaforma logistica di Novara». Quello che però ancora manca, aggiunge Balistrieri, è un progetto complessivo e condiviso tra Piemonte e Liguria. «Certo, il riconoscimento delle Zls rappresenta una occasione per progettare una vera e propria piattaforma retroportuale, capace di intercettare i flussi del Terzo valico e raddoppiare la capacità di Genova».

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