Zoom & co: il ritorno alla «vita» post lockdown è già costato oltre 150 miliardi
Così i titoli protagonisti del Covid hanno perso il treno del Nasdaq
di Biagio Simonetta
I punti chiave
- Zoom: andata e ritorno
- Il crollo di Peloton
- Nubi dense all’orizzonte
3' di lettura
C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui l’umanità chiusa in casa da un virus si dava appuntamento davanti a uno schermo per un aperitivo fra amici. Oppure correva su tapis roulant installati in fretta nelle camere da letto. E magari consumava ore e ore di serie TV in streaming, sul divano in salotto. Erano i giorni bui del 2020, dei lockdown e delle vite sospese. Uno shock improvviso che in pochi giorni rimescolò abitudini e bisogni, che fece crollare vecchie certezze e che a Wall Street si trasformò nel boom improvviso di alcuni titoli. Quelli che in America hanno ribattezzato in fretta titoli “stay at home”, appartenenti a una categoria molto digitale - ma comunque trasversale - che si è imposta velocemente nella nuova piramide delle necessità durante la fase più dura della pandemia. Qualche esempio: il servizio di video-call, Zoom, e il produttore di attrezzature per il fitness domestico, Peloton, erano considerati i beniamini del mercato azionario dell’era pandemica, con aumenti del 400% nel corso del 2020. Ma la febbre da iper-crescita riguardò altre decine di aziende. Degni di nota i casi di Zillow (società che si occupa di digitalizzare il mercato immobiliare), Twilio (che si occupa di mettere in contatto le persone) e Roku (che offre intrattenimento in video streaming). Ognuna di queste aziende, nei mesi del lockdown, ha vissuto momenti di grande entusiamo in borsa.
L’idillio, però, è finito da un pezzo. E oggi, otre ai venti contrari alla domanda che si sono manifestati con il ritorno delle persone negli uffici, nei negozi o nelle palestre, queste società si trovano ad affrontare un contesto economico difficile e avaro per i titoli a maggior tasso di volatilità.
Zoom: andata e ritorno
Una delle parabole più emblematiche è senza alcun dubbio quella di Zoom. La storia di un successo esploso improvvisamente, durante la pandemia. Un viaggio in paradiso, andata e ritorno. Il titolo dell’azienda californiana ha toccato i massimi a ottobre 2020, quando un’azione è stata battuta a poco meno di 600 dollari. Da allora un continuo e inevitabile declino, fino ai circa 82 euro odierni. Le azioni hanno perso circa il 90% dal picco di ottobre 2020, dando vita a una delle 10 maggiori perdite percentuali dell’indice Nasdaq 100 di questo periodo. La capitalizzazione di mercato di Zoom ha sfiorato i 160 miliardi di dollari, nei giorni del picco. Da allora sono stati bruciati circa 130 miliardi. Il titolo paga le incertezze di una realtà che, nonostante il boom nei mesi della pandemia, non pare essere riuscita ad andare oltre il mercato consumer, che poi è quello che spesso si limita ai servizi gratuiti. Questo perché molte aziende – quindi gli account business, quelli che si tramutano in denaro – sono legate ad altri servizi, come Teams di Microsoft, che il colosso di Redmond include negli abbonamenti della sua suite Office 365. E non è un caso, allora, che nonostante il timido risveglio del Nasdaq, il titolo di Zoom continui a perdere terreno: nell’ultimo mese, le azioni della società di videocall hanno perso il 25% del loro valore, mentre la contrazione del Nasdaq 100 è sull’ordine del 4,5%.
Il crollo di Peloton
Un crollo ancora maggiore è quello di Peloton, che dal suo record del gennaio 2021 - quando un’azione veniva battuta a circa 160 dollari, ha perso oltre il 90% del suo valore, toccando il suo minimo storico a luglio scorso. L’azienda, che produce attrezzature per il fitness domestico e ha anche un’applicazione per eseguire gli esercizi più allenanti, oggi ha una capitalizzazione di mercato di poco superiore ai 3 miliardi di dollari. Il 22 gennaio del 2021, invece, di miliardi ne valeva più di 46.
Nubi dense all’orizzonte
Il maggiore interrogativo per gli investitori, adesso, è capire quando si fermerà questa emorragia di valore e denaro. Gli orsi di Wall Street sembrano convinti che una vera ripresa non sia proprio dietro l’angolo, anche perché gli analisti stanno ancora tagliando le stime sui ricavi della maggior parte di queste aziende. Intanto, il capitale che esce dai titoli “lockdown” sembra finire in alcuni settori che, invece, erano stati tra i più devastati proprio nei mesi duri delle restrizioni pandemiche. I titoli energetici dell’S&P 500, ad esempio, hanno guadagnato oltre il 40% quest’anno, registrando performance molto importanti. Segno di un tempo che corre veloce.
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